Al giorno d’oggi, il parto in acqua è diventato sempre più diffuso eppure sono ancora molti i dubbi sparsi in tutto il mondo. Il timore principale riguarda la possibilità di non essere seguiti con le stesse tecniche avanzate di un “parto normale”. Inoltre, sono molte le coppie che temono possano esserci delle complicanze per il neonato.
Tuttavia, questa tecnica è già conosciuta da diversi decenni e gli studi in merito sono stati numerosi e approfonditi. Per questo motivo, è importante prendere in considerazione questa alternativa. Infatti, i vantaggi di questa tecnica sono davvero numerosi e molteplici.
Molti di questi, riguardano in particolar modo una diminuzione sostanziale del dolore percepito dalla futura mamma durante il travaglio. Grazie alle alte temperatura e alla possibilità di muoversi liberamente il corpo della donna è più propenso e avviato in questo percorso.
Inoltre, ci sono diversi studi che dimostrano anche alcuni vantaggi del bambino. Questi ultimi derivano dal fatto che il bambino si trova in un ambiente liquido e caldo anche dopo essere stato partorito. Di conseguenza, il cambiamento dal ventre della mamma al mondo esterno appare meno traumatico.
Cos’è il parto in acqua?
Il parto in acqua nasce durante gli anni ’60 da alcuni studi di un ricercatore russo chiamato Igor Charkovsky. Le sue analisi fecero venire alla luce numerosi vantaggi legati alla possibilità di partorire in acqua. Fu così che, con il passare degli anni, questa possibilità si estese in tutto il mondo.
Con l’avanzare delle ricerche e degli strumenti tecnologici a disposizione, questa tipologia di parto è diventata sempre più compresa e desiderata. I giovamenti non riguardano solo la mamma ma, sotto molti punti di vista, anche il neonato.
Da un punto di vista più pratico, la futura mamma viene preparata al momento fatidico dentro ad una vasca calda. Una volta iniziato il travaglio, vi si può accomodare e cercare di rilassare i propri muscoli tramite il beneficio del liquido ad alte temperature.
La vasca adoperata è stata studiata e progettata appositamente per mantenere calda ed igienizzata l’acqua. Inoltre, al suo interno sono presenti dei cavi per tenere monitorati tutti i parametri vitali necessari. In questo modo, il percorso avviene con tutti gli accorgimenti necessari come in qualsiasi altra tipologia di parto.
Come si esegue il parto in acqua?
Come abbiamo anticipato nel paragrafo precedente, questa tipologia di parto avviene dentro ad un’apposita vasca. Le sue dimensioni e i materiali di cui è costituita possono variare di volta in volta. Tuttavia, le sue dimensioni devono essere in grado di contenere dai 60 agli 80 cm di acqua.
Con questa quantità, la futura mamma è in grado di muoversi con più facilità senza essere vincolata dal peso di gravità. In generale, la donna deve essere immersa fino alle spalle circa con tutta la pancia compresa. La temperatura dell’acqua può variare dai 36° ai 38° e viene mantenuta tale durante tutta la durata del parto.
Infatti, la vasca è progettata per fare in modo che il liquido non si raffreddi e provochi sbalzi dannosi. Per di più, nonostante venga igienizzata in profondità dopo ogni utilizzo, prevede dei sistemi di autopulizia in modo da eliminare eventuali liquidi sporchi.
Questo accorgimento è stato sviluppato poiché, nella maggior parte dei casi, capita che venga espulsa urina, feci o sangue. Grazie agli appositi cavi tutti i parametri vengono registrati e controllati con attenzione durante tutta la fase del travaglio e del parto.
Una volta che è avvenuta l’espulsione, il personale dedicato aiuta ed asseconda la risalita del neonato verso la superficie. Grazie al “riflesso di apnea” del bambino, quest’ultimo blocca l’atto respiratorio fino a quando non viene a contatto con l’aria esterna.
Di conseguenza, non bisogna temere che il piccolo ingerisca acqua e soffochi durante l’uscita. Infine, grazie alla disposizione di teli precedente preparati, è possibile mantenere il piccolo dentro alla vasca per abituarlo gradualmente al grande cambiamento che sta vivendo.
Parto in acqua: quali sono i vantaggi?
I vantaggi per il parto in acqua sono davvero molti sia per la mamma che per il neonato. Tanto per cominciare, di grande importanza è la possibilità di muoversi e girarsi come più si preferisce. In questo modo, si può scegliere in autonomia quali sono le posizioni meno dolorose rispetto ad altre.
Inoltre, l’immersione in acqua calda favorisce una sensazione di benessere generale, sciogliendo i muscoli e le contratture. In questo modo, avviene una riduzione della secrezione di adrenalina provocata dal dolore fisico e dalle numerose emozioni provate.
Al contrario, viene aumentata la produzione di endorfine, ossia le sostanze neuro-ormonali che favoriscono lo stato di rilassamento. Tutti questi vantaggi, diminuiscono l’irrigidimento del collo dell’utero, rendendo meno numerose le contrazioni necessarie al parto.
Di conseguenza, il tempo del travaglio diminuisce e diventa meno doloroso. Inoltre, la presenza di acqua aumenta l’elasticità del perineo. Per questo motivo, è comprovato che le donne che scelgono in parto in acqua richiedono con meno frequenza l’episiotomia, l’epidurale e gli antidolorifici.
Infine, si presuppone che anche per il bambino sia meno traumatico nascere in questo modo. Infatti, non subisce l’importante sbalzo di temperatura rimanendo all’interno di un liquido caldo e godendo fin da subito del contatto con la mamma.
Possono esserci delle complicazioni con il parto in acqua?
Ancora oggi, molte mamma sono spaventate dalla scelta del parto in acqua per il timore di alcune complicazioni per se stesse o per il feto. Tuttavia, è importante sottolineare che per eseguire questa tipologia di parto bisogna essere “autorizzati” dal proprio ginecologo affidato.
Infatti, prima di confermare questa opzione vengono richiesti alcuni esami e controlli che facciano emergere eventuali problematiche. In alcuni casi, il medico può negare la possibilità del parto in acqua. Ad esempio, per un parto gemellare, prematuro o con gestazione protratta.
Inoltre, anche alcune difficoltà legate al corpo della mamma potrebbero interrompere la possibilità di un parto in acqua. Tra queste, l’iperpiressia materna (febbre), alcuni deficit da un punto di vista cardiaco o respiratorio e un sanguinamento vaginale eccessivo.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi tale possibilità viene decretata prima del fatidico giorno tramite una serie di esami specifici e precisi. In questo modo, la mamma ha la possibilità di prepararsi in modo tranquillo senza essere scombussolata all’ultimo minuto (salvo eccezioni).
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