La dislessia è una sindrome classificata tra i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e la sua principale manifestazione consiste nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti a leggere velocemente e correttamente ad alta voce, può diventare evidente nella prima infanzia, quando l’utilizzo dei fonemi diventa un vero e proprio problema.
Tuttavia, il problema di base è una difficoltà di imparare a leggere e scrivere, nonostante l’insegnamento e le capacità intellettive adeguate. Questa condizione, che colpisce circa il 5% degli individui, è in parte determinata da fattori ambientali e in parte genetici, tanto da essere trasmessa all’interno delle famiglie.
La dislessia è causata da differenze nelle aree del cervello che si occupano di linguaggio, che non sono ancora pienamente comprese. Diverse aree del cervello interagiscono in modo complesso per coordinare la manipolazione delle parole necessarie per la lettura, la scrittura e l’ortografia, così le caratteristiche della dislessia in ogni persona dipenderanno da quali aree sono interessate e come.
Ma quali sono le cause?
Sulle cause si è molto discusso in questi ultimi anni: in un primo momento sono state fatte ipotesi di deficit percettivo-sensoriali, poi per lungo tempo si è pensato che le origini potessero essere di natura psico-affettiva (approccio sbagliato di genitori o insegnanti, problemi emotivi o relazionali).
Le ricerche più recenti sull’argomento confermano l’ipotesi di un’origine genetica e biologica per la predisposizione al disturbo, anche se ancora non ne sono stati precisati i meccanismi esatti.
La base genetica della dislessia, al pari di altre condizioni cliniche complesse come l’ipertensione o la depressione, è tuttavia assai difficile da studiare, perché concorrono probabilmente più geni a svolgere un ruolo causale e ciascuno di essi non è da solo sufficiente a determinare la malattia.
Recentemente è apparso un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Medical Genetics: un gruppo di ricercatori dell’Istituto Scientifico “Eugenio Medea – La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini e della facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, guidati dalla Dr.ssa Cecilia Marino dell’IRCCS Medea, hanno confermato, studiando 121 famiglie di bambini italiani con dislessia, l’origine genetica della malattia.
Lo studio ha confermato un dato suggerito da un gruppo di ricerca anglosassone, che aveva individuato in bambini americani il coinvolgimento del cromosoma 15 nella dislessia. Pare infatti che quest’area del genoma risulta in grado di influenzare la suscettibilità alla dislessia indipendentemente dalle caratteristiche culturali dei diversi Paesi in cui un bambino può trovarsi a vivere. Pertanto, indipendentemente dal grado di difficoltà grammaticali e dalle regole di lettura della lingua a cui un bambino viene esposto, l’area cromosomica indagata dagli studiosi sembra essere tra i ‘colpevoli’ del disturbo. Gli studi condotti negli ultimi anni su famiglie di dislessici hanno dimostrato che, per un bambino con un genitore o un parente stretto con problemi di lettura, c’è una notevole probabilità di avere a sua volta problemi nell’imparare a leggere.
La dislessia è quindi un disturbo specifico di origine costituzionale, cioè fa parte del corredo genetico del bambino, trasmissibile per via ereditaria, come il colore degli occhi, i lineamenti del viso, la tendenza all’obesità, alla longilineità, alla timidezza o all’aggressività.
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