Sintomi del travaglio: come riconoscerli?

Sintomi del travaglio: come riconoscerli?

Una gravidanza che può definirsi fisiologica o “normale”, cioè senza particolari complicazioni e con il bimbo o la bimba in posizione cefalica (che preveda quindi un parto naturale), ha una durata di 40 settimane, che corrispondono a circa dieci mesi lunari. Naturalmente ogni gravidanza dovrebbe avere questa durata, perché sono 40 le settimane che servono al bambino per terminare in modo perfetto tutte le fasi del suo sviluppo.  Esistono però molteplici casi in cui è necessario fare un taglio cesareo programmato e altri casi in cui il bimbo vuol venire al mondo prima. Se il piccolo nasce entro le trentasette settimane, le complicazioni sono ridotte davvero al minimo, poiché tutti gli organi sono completamente sviluppati e il bimbo è in grado di  nascere senza problemi. Prima delle trentasei settimane si parla invece di parto prematuro: il piccolo potrebbe aver bisogno di qualche giorno o settimana di incubatrice. Se si ha la fortuna di vivere una gravidanza fisiologica, positiva e senza alcuna complicanza di sorta, alla 37ima settimana la ginecologa di fiducia potrebbe cominciare ad effettuare o prescrivere i primi monitoraggi. Il monitoraggio o cardiotocografia è un esame molto utile che, oltre a controllare l’andamento del battito fetale, rileva la presenza delle prime contrazioni e quindi fornisce indicazioni ancora più precise sulla data presunta del parto.

Tutte le gestanti, fin dalle primissime fasi della gravidanza, hanno ricevuto dalla ginecologa di fiducia una data presunta del parto, abbreviata con l’acronimo “dpp”, che può ottenersi anche tramite una semplice formula matematica: si aggiungono 7 giorni alla data dell’ultimo ciclo mestruale e si sottraggono poi tre mesi. Un esempio? Se l’ultima mestruazione è stata il 2 maggio, si aggiungono 7 giorni e si arriva così al 9 e poi si sottraggono tre mesi: la data presunta del parto sarà così il 9 febbraio. Quando la data della fine del termine si fa imminente, la neo mamma può essere assalita da mille dubbi e non solo su cosa mettere nella valigia da portare in ospedale. Quando inizia davvero il travaglio? L’inizio coincide con la rottura delle acque? E che frequenza devono avere le contrazioni per recarsi in ospedale? Facciamo un po’ di chiarezza: ecco i principali sintomi del travaglio e come imparare a riconoscerli.

Inizio delle contrazioni preparatorie

Il travaglio può iniziare con delle piccole contrazioni preparatorie, o prodromiche, che aiutano l’utero a prepararsi alla nascita vera e propria. Ma come riconoscere queste contrazioni? Una neo mamma che ha avuto una gravidanza serena potrebbe non aver mai avuto contrazioni in precedenza. Le contrazioni sono piccoli doloretti, simili a spasmi e molto vicini come sensazione ai dolori mestruali, che compaiono nel basso ventre e si estendono fino alla parte posteriore dei reni. Sono fastidiose, più che dolorose e inizialmente non hanno una cadenza regolare. Se e quando esse si intensificano e cominciano ad essere regolari, questo potrebbe essere un sintomo dell’inizio imminente del travaglio ed è opportuno recarsi al più presto in ospedale o presso la struttura scelta per il parto.

Abbassamento del ventre

Nelle ultime settimane è bene osservare i cambiamenti della pancia: essa tenderà naturalmente ad abbassarsi e a prendere una forma più “appuntita”. Questo non significa che l’inizio del travaglio è imminente, ma che il piccolo sta effettuando dei movimenti preparatori alla sua nascita.

Perdita del tappo mucoso

Non è solo la pancia che va osservata: se si notano delle perdite relativamente abbondanti, insolite e di consistenza gelatinosa, sugli slip, queste potrebbero indicare la perdita del tappo mucoso. Il tappo mucoso è un tappo di muco cervicale che ogni donna ha dall’inizio della gravidanza e che serve per proteggere dall’ambiente esterno il bambino. La perdita del tappo mucoso può presagire un’imminente rottura delle acque, ma ogni gravidanza è a sé e potrebbero quindi trascorrere anche diversi giorni.

Rottura delle membrane

La rottura del sacco amniotico è uno dei principali sintomi dell’inizio del travaglio. E’ impossibile non accorgersi di questo evento, poiché esso corrisponde ad una pipì incontrollabile: “l’acqua” del sacco amniotico equivale a una bottiglietta di circa mezzo litro, che bagnerà la neo mamma in modo repentino. Quando si arriva agli ultimi giorni della scadenza del termine, è infatti opportuno mettere degli asciugamani sotto la biancheria del letto, semmai la rottura dovesse avvenire di notte. Questo evento indica che bisogna recarsi al più presto in ospedale, senza però precipitarsi: si potrà fare una doccia calda, prendere tutto il necessario e farsi accompagnare da una persona cara. Se il liquido perso non è di colore chiaro e trasparente, ma più scuro e denso, allora è il caso di sbrigarsi: questo potrebbe indicare una sofferenza fetale.

E’ opportuno ribadire che ogni donna è diversa dalle altre e ogni gravidanza è un percorso completamente a sé: ci sono neo mamme che potrebbero riscontrare nel dettaglio tutti i sintomi sopra elencati, altre che nemmeno si accorgono della perdita del tappo mucoso, altre ancora che rompono le acque direttamente in ospedale, a travaglio già iniziato. L’importante è riferire al proprio ginecologo ogni evento “nuovo” e ogni piccolo cambiamento del corpo nelle ultimissime fasi della gestazione: sarà lui a consigliare se è il caso di recarsi o meno presso la struttura scelta per il parto.

 

 

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